Singer Isaac Bashevis - 1982 - Il Golem by Singer Isaac Bashevis

Singer Isaac Bashevis - 1982 - Il Golem by Singer Isaac Bashevis

autore:Singer Isaac Bashevis [Singer Isaac Bashevis]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
editore: Salani Editore
pubblicato: 2011-07-25T22:00:00+00:00


«Devi rispondere, questa è la legge» disse il giudice. «Chi ti ha chiuso in cantina?»

Anche se il giudice era dalla parte del Conte Bratislawski, non se la sentiva più di prestarsi a quella farsa. Molti erano i cittadini cristiani di Praga desiderosi di conoscere la verità, e il Gran Giudice sapeva che perfino l’Imperatore era irritato per quel processo mistificatore. I Cristiani illuminati d’Europa non credevano più all’infamante accusa, quindi l’astuto giudice aveva deciso di assumere il ruolo dell’ uomo retto.

Hanka rimase per un po’ in silenzio, guardando ora il giudice ora suo padre. Poi disse: «Quell’uomo e quella donna lì mi hanno chiuso nella cantina», indicando Stefan e Barbara. «Mi hanno detto che gliel’aveva ordinato il mio papà».

«È una bugia. Sta mentendo» protestò Bratislawski. «Gli Ebrei hanno stregato la mia adorata figlia facendole credere questa assurdità. È la mia amata unica figlia e mi farei cavare gli occhi piuttosto che farle del male. Io sono il grande Jan Bratislawski, uno dei pilastri dello stato di Boemia».

«Non più» disse il Gran Giudice con voce gelida. «Avete perduto la vostra fortuna giocando a carte. Avete firmato un impegno che non potete onorare. Avete pagato questi due mascalzoni perché nascondessero vostra figlia nella cantina in modo da poter ereditare i suoi gioielli. Per tali crimini sarete punito severamente e perderete ogni diritto sulle vostre terre e sui vostri averi. Stefan e Barbara» continuò il giudice, «chi vi ha detto di rinchiudere questa tenera bimba nella cantina? Dite la verità o ordinerò che veniate frustati».

«Ce lo ha detto il Conte» risposero entrambi. Barbara cominciò a urlare: «Ci ha dato da bere e ci ha minacciato di morte se non gli avessimo ubbidito».

«Mi ha promesso venti ducati d’oro e un barile di vodka» grugnì Stefan.

Il giudice batté il martelletto più volte, ma la baraonda nell’aula non cessava. Alcuni uomini urlavano, altri agitavano pugni. Alcune donne svennero. Il Conte Bratislawski alzò la mano e denunciò alla corte che lo stesso giudice era complice del suo crimine e che si era accordato per ottenere una parte dell’eredità. Ma il giudice gridò: «Soldati, vi ordino d’incatenare questo pazzo criminale e di gettarlo nelle segrete». Poi puntò il dito contro Bratislawski e aggiunse: «Qualunque cosa abbia da dire questo farabutto, lo dirà sulla forca con un cappio intorno al collo. E ora, Ebrei, siete tutti liberi. Tornate alle vostre case e celebrate la vostra festività. Soldati, togliete loro le catene. In una corte equanime come questa, e con un giudice d’onore quale io sono, la verità finisce sempre per prevalere».

«Chi era il gigante?» ci si chiedeva da tutte le parti. Ma nessuno fu in grado di rispondere. Tutto era come un sogno o una di quelle fiabe che raccontano le vecchie filando il lino al lume di candela.



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